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Impoverimento del pool genico


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Ciao a tutti, questo è il periodo di domande esistenziali quindi sopportatemi.

 

MI chiedevo se con tutte queste riproduzioni fatte in casa, a forza di salvare la maggior parte degli sling, non si impoverisse il pool genico della specie.

Per ridurre questo non sarebbe necessario fare qualche riproduzione in cui si salvano molti meno sling e si effettua una selezione più rigida, in modo da rinforzare gli esemplari ??

 

Spero di essermi spiegato bene :ph34r:

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Secondo me è molto importate riprodurre, quando possibile, esemplari provenienti da genealogie diverse. In ogni caso non so quanto sia fondamentale il miscuglio di "sangue" negli artropodi, so di formiche che hanno colonizzato un intero stato (spagna) provenendo da una unica famiglia importata per nave. Non ricordo i dettagli ma queste erano le conclusioni.

La diffusione degli sling in natura come avviene? Ognuno con le sue zampette se ne va giusto? Quindi direi che non vadano tanto lontano.

 

Per la selezione direi che per alcune specie si applica già sfruttando il cannibalismo nelle prine fasi.

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Si Ivo ma comunque nelle riproduzioni in cattività non c'è la selezione che avviene in natura. Se è vero che in cattività ne sopravvive un 90% è anche vero che in natura i rapporti si invertono.

In cattività si fa già un po di selezione ma spesso si tratta di quelle specie note per le figliate numerose e in quei casi è solo per preservare la sanità mentale dell' allevatore.

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Esatto concordo con mac, Sicuramente la selezione per cannibalismo già avviene ma dubito che l'allevatore faccia sopravvivere solo il 5% degli sling...

 

quindi qualcuno ha da commentare?

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Perdonatemi credo di non aver capito :huh:

 

Gabriele chiede se sia meglio fare una selezione (umana e non naturale) a qualche nidiata per evitare di portare avanti esemplari magari meno forti fisicamente?

 

Spiegatemi meglio che mi interessa

 

 

Io credo che effettuare una selezione artificiale ulteriore (abbiamo detto che il cannibalismo nelle prime fasi di vita non conta giusto?) non abbia senso visto il "fine" che un allevatore ha, cioè possedere una animale in cattività. Se lo scopo fosse diverso, cioè quello della reintroduzione in natura il discorso a mio avviso cambierebbe, ma avere degli esemplari "deboli" dal punto di vista genetico in cattività, che non mi manifesterebbero nessun disagio viste le condizioni controllate di vita che possiedono, per me non ha molto senso.

 

Forse ho capito male cosa intendevate :huh:

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In realtà hai capito perfettamente... e mi sembra che hai sollevato il giusto dubbio. In effetti se il fine non è reintrodurre l'animale in natura si può fare a meno. Però a livello biologico, per quanto l'ambiente sia controllato, non si rischia di incappare in un impoverimento che porti, per esempio, a morte prematura ecc... così da modificare le statistiche e quindi la stabulazione della specie? :?

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Direi di no, perchè se si effettua una selezione naturale (cannibalismo tra gli esemplari) viene mantenuta la regola del più forte..

 

Più che altro, reputo corretto e sano incrociare linee genetiche abbastanza lontane tra loro nel limiti del possibile, anche perchè credo che, vista l'enorme prolificità dei ragni in cattività e la ridotta domanda/offerta sul "mercato" di questi animali, i progenitori siano più o meno sempre vicini tra loro dal punto di vista genetico

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ma tipo anche come stabulazione... quando uno preleva il cocoon crea sempre un ambiente molto favorevole, invece se si lascia fare alla madre i piccoli che sopravvivono non saranno più resistenti?? So che è un po' crudele e si finisce sempre li, ma non sarebbe meglio, proprio per il secondo motivo, cioè che bisogna anche ridurne il numero in commercio...Pochi ma buoni.

 

Il discorso cambia per specie già rare come Theraphosa sp. ecc...

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Henry giusta osservazione. Ma proprio per la limitata (per fortuna) disponibilità di nuovi esemplari di cattura non c'è il rischio di avere un indebolimento della specie tenendo gran parte dei nati?

Ho sentito dire che gli esemplari in cattività raggiungano dimensioni minori dei rispettivi in natura...ciò potrebbe esserne una diretta conseguenza?

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scusate se mi intrometto, sebbene non riguardi completamente la domanda posta da Gaborri, ma alla fine conduce allo stesso risultato, volevo sapere quanto può essere pericoloso a lungo andare l'inbreeding? Dopo quante generazioni può condurre a problemi seri negli individui?

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Il problema è che in realtà in terrario non si potrà mai avere la stessa selezione che si ha in natura, anche volendo far morire il 95% dei nuovi nati le cause della morte in un ambiente limitato come un terrario non saranno mai comparabili a ciò che avviene in natura... Non ci sono gli stessi batteri, le stesse muffe, gli stessi parassiti, lo stesso cibo e gli stessi predatori, gli stessi stress e disturbi ambientali... Quindi sarebbe una selezione assolutamente innaturale, magari all'apparenza più "valida" ma di fatto del tutto artificiale.

 

Chissà mai che fra cent'anni o chissà quando non arriveremo ad avere ragni domestici? :)

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Considerate una cosa, come qualcuno diceva su, l'impoverimento genico non ha lo stesso impatto per gli artropodi come lo avrebbe per i mammiferi... (da esperienze mie):

una sola ooteca fertile di Blattaella germanica è in grado di colonizzare nel corso di una estate, interi condomini! ...alla faccia del fatto che siano tutti fratelli!

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io credo che sicuramente sia meno impattante rispetto ai mammiferi ad esempio, tuttavia senza il parere di un esperto parliamo solo di impressioni e opinioni. Quello che possiamo constatare è che effettivamente sugli artropodi ci sono numerosi casi di impoverimento genetico che non portano a nessuna apparente conseguenza; non siamo comunque in grado di porre una selezione natuarle in quanto ci mancano numerosi elementi (abbiamo a disposizione solo i lcannibalismo); possiamo solo provare a cercare di accoppiare parentele lontane; e infine se lo scopo è l'allevamento in cattività rimane comunque dubbia l'utilità di una selezione.

l'argomento più interessante secondo me è quello legato alle dimensioni dell'animale, per questo però sono cinvinto che giochi un ruolo molto importante l'alimentazione e il clima ancora prima della genetica.. argomento complesso..

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Che l'inbreeding non abbia lo stesso impatto che nei vertebrati è vero, ma che non ne abbia nessuno è da dimostrare. E le osservazioni in natura confermano questo: perche altrimenti ci sarebbero tempistiche di maturazione differenti tra maschi e femmine della stessa specie? Come sappiamo le migali nella loro totalità non hanno una grande possibilità di dispersione e l'evoluzione è intervenuta favorendo la maturazione non contemporanea di maschi e femmine. Cosa che invece non si ha in quelle famiglie che grazie al ballooning o all'alta mobilità possono disperdersi e mischiarsi ( tutti i ragni stagionali nostrani ne sono un esempio).

 

Ma bisogna capire cosa "provoca" l'inbreeding. Gli accoppiamenti tra consanguinei non fanno altro che fissare il patrimonio genetico dei due progenitori originari. I discendenti si accoppiano tra loro e si scambiano sempre le stesse "informazioni", risultando quindi sempre molto simili tra loro. Si contrasta quindi la differenziazione, la mescolanza di geni, e si disincentiva la comparsa di mutazioni casuali che, se positive, potrebbero in stato di natura essere favorite dalla selezione naturale. Ecco perche si parla di impoverimento del pool, si arriva ad una linea di sangue molto pura e omogenea ma assolutamente innaturale e priva di "potere evolutivo". E la ricchezza del corredo genetico è proprio la sua capacità di mutare e di combinarsi con quello del conspecifico. Il problema è molto sentito nell'allevamento di cani e gatti di alte genealogie dove, per fissare i caratteri, si ricorre troppo spesso all'inbreeding. Inoltre, come ulteriore elemento negativo, si ha la comparsa di tare genetiche che, sebbene negative, possono inizialmente passare inosservate ma fissarsi facilmente nel patrimonio genetico con lo stesso criterio detto prima. Sempre nell'allevamento di cani e gatti spesso queste tare si manifestano a livello comportamentale: si fissano caratteri fenoticipi con la consanguineità e contemporaneamente, involontariamente, si fissano aberrazioni del comportamento.

 

Quando noi alleviamo la prole nata da un cocoon, e portiamo il 90% di questa a maturità, non stiamo impoverendo il pool genetico sebbene la nostra "selezione artificiale" abbia realizzato l'opposto di quanto avverrebbe in natura. I 90 adulti saranno fratelli, saranno simili, ma avranno geni che possono mutare e "mischiarsi" con quelli di altre linee di sangue. Il pool genetico non è impoverito. A patto che non li si incroci di nuovo e sistematicamente tra loro.

Questi esemplari cresciuti in condizioni favorevolissime offerte dai terrari e dalle nostre cure, potrebbero sicuramente risultare "deboli" in relazione alle condizioni naturali in cui dovrebbero vivere ma allo stesso tempo potrebbero risutare "forti" in relazione alle condizioni artificiali in cui li facciamo vivere. Su 90, forse 20 sarebbero esemplari forti sia per lo stato di natura che per lo stato di cattività, mentre gli altri sarebbero deboli in stato di natura. Come è stato detto, non essendo il nostro fine quello della reintroduzione, e considerando che per quanto ci sforziamo non potremmo mai ricreare esattamente un ambiente naturale, non è certo utile farsi di questi problemi. Anzi, pensandoci bene noi gia stiamo attuando una selezione artificiale involontaria in quando gli esemplari piu deboli per le condizioni di cattività muoiono e non si riproducono. Di conseguenza noi favoriamo quelli che in cattività riescono ad adattarsi e prosperare.

 

Riepilogando i due problemi sono differenti: mischiare linee di sangue evita il fissarsi di tare genetiche e caratteri fenotipici (anche dimensioni piccole ad esempio); per quanto noi offriamo terrari confortevoli e cibo buono otterremo esemplari deboli in ottica naturale, o forti in stato di cattività, ma con un pool genetico non impoverito.

 

Gabriele ha chiesto se sarebbe meglio selezionare artificialmente i piu forti, magari lasciandoli cannibalizzarsi. Probabilmente una piccola cannibalizzazione nelle fasi iniziali potrà portare all'eliminazione dei soggetti palesemente deboli ma nulla di piu. Spesso i problemi genetici non sono gia evidenti in fase larvale o ninfale, spesso si manifestano casualmente solo in stadi piu avanzati.

Credo che Matteo abbia colto pienamente il punto: per quanto si possano ipotizzare strategie atte a selezionare i piu forti, non saranno mai selezioni in ottica naturale ma sempre in ottica artificiale. Si potrebbero selezionare esemplari resistenti, che sopportano temperature casalinghe o cibo scarsamente nutriente. Si potrebbero selezionare esemplari piu combattivi e dall'istinto predatoriale sviluppato, ma non si potrà mai selezionare esemplari vincenti in stato di natura.

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