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PiErGy

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  1. Sì, Luigi. Stando alle check-lists di araneae.unibe e di Pantini & Isaia l'unica Enoplognatha segnalata in Sicilia con quell'habitus è in effetti Enoplognatha mandibularis. Ma la foto della coppia che hai postato dove è stata scattata? Enoplognatha gemina per quanto riguarda il territorio italiano è segnalata solo in Sardegna. Diverse Enoplognatha, tra cui entrambe le specie citate, hanno comunque il maschio con i cheliceri molto più sviluppati di quelli della femmina.
  2. No, in realtà non conosco nessuno che in Italia le abbia mai tenute. Su forum stranieri non ho trovato riscontri per dei setup comunitari ma è anche vero che non ho indagato moltissimo perché la cosa non mi convinceva. Foto in cui si può notare la tana ricoperta di seta costruita dall'esemplare più grande​:
  3. Sì, non è Steatoda. Sempre Theridiidae ma il genere è Enoplognatha Di solito non è un genere che si rinviene all'interno delle abitazioni ma alcune specie si possono trovare nelle immediate vicinanze (giardini e cortili ma anche balconi e terrazzi). Se lo hai ancora, sarebbe meglio liberarlo all'esterno. (Eh sì, il cibo non è mancato )
  4. Comunque sì, guardando la seconda foto con quei pedipalpi allungati il genere non può essere che Cteniza: i palpi mi sembrano un po' più corti della media, per quanto riguarda Cteniza sauvagesi, o forse è solo un effetto della foto. Gli altri generi italiani di trapdoor spiders son troppo diversi... Fra-Mar ti ho risposto nell'altro topic
  5. Ti copio/incollo quello che avevo scritto nel doppio - che ho cancellato - di questo topic: Ti ho risposto alla discussione su Spermophora.
  6. Sì, maschio adulto di Cteniza sauvagesi.
  7. Dalla morfologia rotondeggiante dell'addome e dalla colorazione assai tenue, direi di sì. Se hai ancora l'esemplare, per ulteriore sicurezza, si potrebbero contare gli occhi osservando la tipica disposizione oculare.
  8. PiErGy

    Buone Feste!!

    Buone feste a tutto il forum!
  9. Grazie! No Dario, in realtà non ci ho proprio pensato. Da quel che si vede nei video credo sia una specie semplicemente coloniale in certe situazioni: ogni esemplare ha comunque il suo rifugio e non viene più di tanto a contatto con i suoi simili. E, siccome se ne sa ben poco ed è una specie piuttosto difficile da trovare in vendita, non vorrei rischiare di perdere uno degli esemplari - tra l'altro uno dei due è più piccolo dell'altro - cercando di tenerli assieme.
  10. Andricus, come procede il tuo esemplare? Un paio di giorni fa ho fatto accoppiare la mia femmina adulta; ho notato delle difficoltà in situazioni di troppa luminosità, gli esemplari interagiscono male e sono titubanti. Il corteggiamento è avvenuto al buio, all'incirca all'una di notte. Ho monitorato da lontano con una torcia attenuata... Poi, quando ho visto che il maschio sembrava se la cavasse bene e stesse per concludere, mi sono avvicinato e ho filmato il tutto con lo smartphone: la qualità è quel che è ma si nota la riuscita dell'accoppiamento, con (almeno) un embolo inserito. Mi aspettavo una copula più lenta e meno cruenta! ​ ​ Farò un secondo tentativo tra qualche giorno
  11. Ho comprato due Chaetopelma olivaceum a Fiano Romano (grazie mille ad Acco per avermele fatte notare ). Oltre ad Ischnocolus, Chaetopelma è l'unico altro genere della famiglia Theraphosidae - e sempre della sottofamiglia Ischnocolinae - diffuso in Europa. Chaetopelma olivaceum ha un areale ristretto ad alcune zone del Mediterraneo orientale (Cipro e Turchia) per quanto riguarda il territorio europeo; è segnalata comunque in altre aree attigue (Israele, Egitto, Sudan...). Sembra essere una specie adattabile, diffusa in ambienti xerici di vario tipo. A Cipro si rinviene sia in che in aree rocciose ricche di cavità e . Qualche foto degli esemplari; uno dei due è femmina, l'altro è più piccolo ma probabilmente dello stesso sesso: Per avere un'idea delle dimensioni, questo è l'esemplare più grande: ​ ​ Questi i terrari; ho usato dei faunabox con fibra di cocco come substrato e rocce di travertino con cavità e fessure come rifugio. Nella prima foto, tra le due pietre, si può notare la seta dell'esemplare più piccolo: ​ Vi tengo aggiornati sugli sviluppi! ​
  12. PiErGy

    Auguri Avido

    Tanti auguri sommo Avido!
  13. In parte sì era un'ipotesi che avevo pensato già qualche ora dopo i miei post precedenti. Ma ero poco convinto di pubblicarla perché elementi chiari in tal senso ovviamente non ce ne sono e non ero certissimo dell'attività predatoria degli uccelli sui ragni botola... Ma vedere l'upupa con il trapdoor spider nel becco in quella foto linkata da Marco Colombo su Facebook mi ha incentivato a scrivere (anche se l'uccello potrebbe aver catturato il ragno mentre era errante e non stanandolo). E poi perché, per quanto sia solo un'ipotesi, sono curioso di sapere cosa ne pensate.
  14. Mi è venuta un'altra ipotesi, molto diversa: che quel blu su tarsi e metatarsi funga da protezione, confondendo alcuni predatori diurni che cacciano a vista, quali gli uccelli. Idiothele mira cattura attivamente le prede anche di giorno: sebbene non sporga già in attesa fuori dalla tana come visto nelle foto precedenti, con il movimento che compie uscendo repentinamente dalla botola può comunque essere avvistata anche se per pochi istanti. Mi è venuto il sospetto che un uccello, vedendo solo per un attimo quell'intensa e improvvisa colorazione blu, se incuriosito sia comunque spinto a ricercare una potenziale preda di quel medesimo colore quando si avvicina per controllare meglio. Ma il ragno sarà rientrato nel cunicolo e il predatore non troverà nulla di blu, solo una botola chiusa e altamente criptica che non corrisponde affatto a quanto in precedenza avvistato. Il risultato è che l'uccello resterebbe confuso o perderebbe interesse, non focalizzando l'attenzione sulla presenza di una botola. Un meccanismo che non sarebbe diverso - almeno a grandi linee - con la strategia adottata dalle cavallette del genere Oedipoda, ad esempio: le ali posteriori colorate, messe in mostra quando saltano e volano via, indirizzano l'attenzione del predatore su una preda di un colore che poi "sparisce" improvvisamente quando l'insetto atterra e le ali vengono ripiegate sotto le tegmine dalla colorazione criptica (addirittura, il blu/azzurro elettrico delle ali posteriori di Oedipoda caerulescens è anche simile come tonalità di colore a quello delle zampe di Idiothele mira). Resta il problema principale: realizzare delle osservazioni sperimentali a riprova di questa ipotesi. Di certo non è qualcosa di semplice.
  15. PiErGy

    Auguri Eleonora!

    Tantissimi auguri Ele!
  16. Grazie Ivo! Belle foto Luca! Il tisanuro è stato catturato facilmente?
  17. Sulla questione Penisola Iberica, ti rimando sempre alla pubblicazione: nella Penisola Iberica è stata ufficialmente segnalata non prima del 1985, non si può affermare con certezza che lì sia autoctona. Resto dell'idea che una specie così grande, appariscente e ben riconoscibile sarebbe stata rinvenuta molto più anticamente se fosse autoctona. Certamente si possono fare delle supposizioni ma, alla prova dei fatti, i primi esemplari in Sicilia, Sardegna e Italia peninsulare son stati fotografati o raccolti soltanto dopo il 2000... Attualmente elementi validi per dire che c'era anche in tempi passati non ce ne sono. Basta qualche ovisacco attaccato su un albero o una pianta ornamentale per trasportare accidentalmente centinaia di ragnetti da un posto ad un altro.
  18. Grazie Aria! Attendo eventuali news! Francesco, potresti indagare se nelle collezioni zoologiche dei musei delle tue parti ci sono esemplari di Argiope sotto alcol e controllarli. Gli epigini delle femmine adulte sono grandi e si possono osservare tranquillamente ad occhio nudo o aiutandosi con una lente, identificando quindi la specie con esattezza anche se l'habitus è scolorito o poco chiaro. Se ci sono degli esemplari in collezione di Argiope trifasciata raccolti molti anni fa te ne accorgeresti e la cosa proverebbe quantomeno che è diffusa lì da più tempo di quel che che si pensa. Personalmente, ne dubito molto.
  19. Guarda il lavoro scaricabile nella pagina linkata da 00xyz00. Tra le conclusioni trovi l'interpretazione con cui ti risponderei anche adesso
  20. Grazie del tuo contributo, Francesco! Quindi siamo già a 2 esemplari noti per la Puglia...
  21. Segnalo che a breve sarà pubblicata la nuova edizione italiana di questo libro. Da quanto son riuscito a sapere, dovrebbe esserci un aggiornamento accurato su nomenclatura/tassonomia e qualche lieve modifica nei contenuti ma, proprio a causa della morte dell'autore, non saranno aggiunte ulteriori specie rispetto a quelle descritte nell'edizione precedente. Vedremo, questo il link: http://www.editorefrancomuzzio.it/libri/guida-ai-ragni-d-europa.php?utm_source=facebook&utm_campaign=Ragni%20aggiornato
  22. No, è segnalata anche sulle coste della Tunisia Guarda pagina 9 di questo pdf. Potrebbe comunque essere diffusa anche in altre aree delle coste mediterranee e esemplari di tali popolazioni non essere stati analizzati nel lavoro che ho linkato.
  23. Grande Arianna, segnalazione molto importante. Ti rinnovo i complimenti per la perseveranza e le belle foto. La stagionalità tardiva rispetto ad Argiope bruennichi mi sembra perfettamente in linea con quella delle popolazioni presenti in Sardegna e Sicilia. Se ti capita - o vai appositamente in missione - e ne trovi altre, sarebbe interessante capire quanto è diffusa lì, quanto sono dense le popolazioni pugliesi. Hai qualche foto dell'habitat?
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