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Pterinochilus lapalala


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PTERINOCHILUS LAPALALA

 

Sottordine: Mygalomorphae

Famiglia: Theraphosidae

Sottofamiglia: Harpactirinae

Nome Scientifico: Pterinochilus lapalala (Gallon & Engelbrecht 2011).

Il nome è stato dato in onore della “Lapalala Wilderness School” per i lavori svolti sulla promozione e conservazione nella regione del Waterberg nella provincia di Limpopo, in Namibia.

 

INTRODUZINE

P. lapalala è una specie descritta e studiata nel 2011 che, rispetto alle classiche specie di Pterinochilus presenti nella terraristica, ha delle caratteristiche uniche come il carapace appiattito. Sebbene fino a 3 anni fa era abbastanza difficile trovarlo in commercio, ora si riesce a trovare più facilmente anche se le informazioni su questa specie sono poche.

 

DISTRIBUZIONE

La Sottofamiglia Harpactirinae è diffusa su quasi tutto il territorio Africano, nello specifico Pterinochilus lapalala fu trovato nella regione del Waterberg nella provincia di Limpopo, in Namibia. Non è escluso però che questa specie si possa trovare su un territorio molto più esteso del Sud Africa. Di fatto,  è Il Pterinochilus sp.  che vive più a sud. La zona dell’Altopiano del Waterberg, dove si arriva fino a 400m sopra il livello del mare, e costituita da rapidi pendii, un terreno argilloso pieno di grandi rocce, con Vegetazione composta prevalentemente da piante di acacia, olea, pappea ed erba che cresce fino a 1 metro e mezzo di altezza. Gli esemplari sono stati trovati in cavità nel terreno riempite di una fitta tela disordinata sotto alle rocce. La media delle precipitazioni annue e circa 400 mm, le temperature nel periodo più freddo dell’anno toccano anche i 2 gradi fino a raggiungere un massimo di 30 gradi.

 

DESCRIZIONE E ABITUDINI

La femmina di questa specie presenta una colorazione uniforme sul beige grigiastro con le parti dorsali degli arti e dei cheliceri con toni più dorati. Sul carapace, le striature radiali sono poco marcate e sul dorso dell’opistosoma le linee del classico disegno sono poco visibili e poco marcate a cause del contrasto scuro su scuro. Il maschio presenta una colorazione più uniforme su tutto il corpo e arti che tende al nero con i classici disegni e macchie quasi invisibili. La femmina ha una spermateca non lobata (tratto invece distintivo di specie come P. vorax e P. lugardi) e con forma allungata e dritta facilmente distinguibile da quella di P. murinus. Quando il maschio di P. lapalala raggiunge la maturazione presenta gli speroni tibiali e si distingue per i bulbi di forma allungata, filiforme e leggermente incurvati. Peculiarità della specie è la presenza di un carapace appiattito (caratterista che non è quasi mai presente nel genere Pterinochilus). Alcune ipotesi suggeriscono questa caratteristica come un adattamento evolutivo per facilitare l’accesso alle tane.

 

VELOCITA’ DI CRESCITA E DIMENSIONI

Rispetto a molte specie dello stesso genere, è relativamente lenta nella crescita se si seguono i cicli di temperatura verosimili a quelli che si hanno in natura. La femmina matura quando raggiunge pressappoco i 4,5 cm di lunghezza corporea e il maschio matura a circa 3,5 cm di corpo o poco più in circa 2.5/3 anni. Sovralimentando e scaldando di più la maturazione avviene in tempo più breve (anche se questa pratica è fortemente sconsigliata). Una volta maturato il maschio durerà circa 6/7 mesi prima di morire. Le femmine andranno avanti con le mute fino a raggiungere 5 cm di corpo e successivamente le mute saranno sempre più rare.

 

ALLEVAMENTO

Essendo abbastanza statica rispetto ad altri Theraphosidae, questa specie non necessita di uno spazio eccessivo e le femmine sfruttano pochissimo lo spazio che gli si dà a disposizione.  Ad esempio, un terrario 25x25x25 cm è più che sufficiente. In questo, basterà mettere 10/15 cm di torba (non sono grandissimi scavatori) e fornire una classica tana in sughero e magari anche un sughero quasi piatto creando sotto di esso un piccolo cunicolo, in modo da simulare lo stesso tipo di tana che potrebbero sfruttare in natura. Stando in un habitat veramente secco, in cattività basterà tenere umido ¼ del substrato e magari una volta ogni 2/3 settimane dare una lieve nebulizzata generale. Per aiutarvi con l’umidità potreste anche usare un po' di muschio secco di modo che l’animale lo possa sfruttare come punto più umido, ovviamente per quando si nebulizza, ma anche come materiale per costruire la tana.

 

RIPRODUZIONE

In vista di una possibile riproduzione non conviene scaldare eccessivamente sia maschio che femmina. Durante l’inverno si può far scendere la temperatura anche a 17 gradi durante la notte e 22/24 durante il giorno. Invece, per i 2 mesi antecedenti all'accoppiamento conviene alzare le temperature a 26/27 per il giorno e 24 per la notte. L’umidità, invece, conviene alzarla ogni 2 settimane circa, e non in maniera eccessiva, per poi aumentarla notevolmente solo dopo averli accoppiati. Con questa procedura e un’alimentazione abbondante della femmina, si è notato che la fase di accoppiamento è stata abbastanza tranquilla. Infatti, la femmina è stata parecchio ricettiva con l’approccio quasi immediato del maschio. La femmina ha deposto l’ovisacco esattamente dopo un mese dall’accoppiamento e i primi L2 sono usciti dopo 24 giorni dalla deposizione, in questo periodo ho tenuto la temperatura fissa sui 26/27 gradi e lasciando perdere l’aumento dell’umidità. Dagli ovisacchi escono in media 60/70 spiderlings.

 

REFERENZE:

R.C. Gallon & I. Engelbrecht, Bull. Br. arachnol. Soc. (2011) 15 (4), 121–126

World spider catalogue, https://wsc.nmbe.ch/

TarantupediaTM, https://www.tarantupedia.com/

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  • 1 month later...
  • 4 weeks later...

Bravissimo Perbo!!!! 
bel lavoro.

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  • 2 months later...

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