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Le formiche stanno andando in letargo. Le sto tenendo in terrazzo, e appena le temperature si abbasseranno ulteriormente, metterò il terrarietto dentro a una scatola di legno coibentata con lastre di polistirolo, per evitare che congelino. Visto che nelle camere inferiori iniziava a formarsi un po' di "melma", ho messo a loro disposizione una manciatina di ghiaietto per acquari (sottoposto a bollitura) per dare loro modo di coprire le zone più sporche. Come al solito, le formiche mi hanno sorpreso, e pur nello stato di semi-letargo in cui si trovavano, hanno raccolto tutto il ghiaietto che potevano per... chiudersi dentro! Il ghiaietto è stato sparso sulla superficie del terrarietto la notte del 6 settembre. Ecco com'era la situazione neanche 12 ore dopo: ed ecco la situazione oggi: vista laterale: (7 settembre) La superficie del terrarietto: (sempre 7 settembre. in basso a sinistra, tampone di acqua e miele; in alto a sinistra, sul foglio di carta, pezzo di gelatina bhaktar; a destra, le camole spezzettate che ormai da giorni non offro più, visto che con l'inizio del letargo hanno quasi del tutto smesso di mangiare) per elleelle: secondo me è un po' presto per parlare di dimorfismo fra minor e major, e anche di numerosità di minor... Ho catturato questa regina ad Aprile! Forse per valutare bene simili parametri bisognerebbe aspettare che la colonia sia un po' più matura, osservandola almeno dalla seconda estate in poi. Mi sembra normale che il primo anno ci siano soltanto minor. La nascita di due major il primo anno è un evento abbastanza inconsueto, che molto probabilmente deriva dall'ottimo stato di salute della colonia: in fondo queste mie formiche non hanno la minima idea di cosa sia la fame e anche se i risultati che ho ottenuto hanno sorpassato ogni mia aspettativa, devo confessare che le due major che ho non sono "vere e proprie" major... Le chiamerei piuttosto pre-major, e sono convinta che l'anno prossimo ne nasceranno di ben più grosse. Comunque mi hai messo la pulce nell'orecchio e allora ho fatto qualche ricerchina: le chiavi dicotomiche indicano il clipeo come pietra di paragone fra C. vagus e C. aethiops, dove le prime lo hanno liscio e le seconde invece diviso da una linea mediana (carenatura). Ho puntato una luce fortissima verso le camere del formicaio e ho cercato di stabilire se i clipei terrorizzati che correvano da ogni parte fossero carenati o no e per ora posso solo dire che mi sembra che non lo siano, ovvero che siano lisci e sprovvisti di carenatura, ma comunque per avere una risposta definitiva dovrò mettere sotto allo stereomicroscopio un esemplare addormentato o morto. Riguardo all'ambiente, capisco che tu pensi "se stanno così bene in quel terrarietto di pietra ricostituita e non sentono la mancanza del legno, allora forse non sono vagus" ma a quanto pare le vagus, a differenza delle ligniperda e delle herculeanus, sono decisamente più adattabili. Un amico mirmecofilo mi spiegava che forse questo deriva dal fatto che ligniperda e herculeanus nei loro territori devono competere con Formica rufa e altre formiche, e hanno uno sviluppo molto legato alla loro percezione delle stagioni; mentre C. vagus, ben adattata al clima padano, rimane attiva per molti più mesi rispetto alle sue congeneriche e domina incontrastata sul suo territorio, aggredendo perfino le Messor. Anche secondo me questa abitudine alla supremazia spiega molte cose... Un altro esempio, ben più eclatante del mio, di Camponotus vagus in nido non ligneo è il formicaio dell'olandese Mika, visibile qui: Camponotus-vagus-colony-spring-awakenings-big-photos Le prime foto non si vedono, ma scorrendo la pagina fino in fondo... si vedono, eccome
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i maschi non si strappano le ali... Solo le regine fecondate lo fanno.
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Al di là di animalismi vari... se ci si vuole armare di parole come "istruzione" e "cultura" bisogna farlo con cognizione di causa. L'acquisto di un animale di cattura (wild caught) è un atto ignorante: proprio perchè siamo "istruiti" e "acculturati" al riguardo, dovremmo tutti essere contrari all'impoverimento del patrimonio faunistico mondiale, perpetrato solo ai fini del commercio più indiscriminato. Quanti degli animali di cattura finiscono effettivamente nelle mani di "ricercatori" o di persone, comunque, "istruite"? E quanti, invece, nelle mani di ragazzini col gusto dell'esotico, che tratteranno l'animale come un costoso giocattolino? Ciò che la terraristica dovrebbe fare per redimersi agli occhi del mondo, è schierarsi dalla parte dei PROTETTORI e conservatori della fauna, non da quella dei ladroni senz'anima: incoraggiare lo scambio e la riproduzione di esemplari nati in cattività (captive bred) e CONDANNARE moralmente l'acquisto di esemplari sottratti alla natura. L'articolo di Repubblica purtroppo tramanda il solito errore sulla distinzione fra "velenoso" e "pericoloso": niente di nuovo, ormai dovremmo averci fatto il callo... ciò che fa innervosire in questo articolo è la presenza di una cosa sbagliata (e che ci riguarda direttamente) in mezzo a cose giuste; il pericolo è che l'errore, a forza di stare a contatto con cose vere, possa travestirsi a sua volta da verità. Eppure, per tranquillizzarsi, basterebbe soffermarsi un attimo a riflettere su quell'ultima frase: Molto bene, verissimo, e come mai sono stati chiamati proprio loro? Perchè gli esperti erano, e sono, loro: dunque sono quelle le persone a cui credere quando si parla di aracnidi pericolosi, non certo gli scribacchini di qualche giornale.
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Visto che nelle foto precedenti era difficile scorgere le due major, ecco una foto che mostra una di loro, nell'atto della trofallassi con una operaia minore. E' indicata dalla freccia rossa; si nota bene l'addome esteso e fisogastrico, indice di sazietà estrema In basso a sinistra, la regina. La foto non è un granchè, perchè è stata scattata in tutta fretta. Le major, almeno per ora, difficilmente si fanno vedere in giro; la loro attività preferita è quella di appiattirsi sopra a larve e pupe in atteggiamento di protezione. Sui vetri si notano micro-goccioline di condensa che mi rassicurano sul buon gradiente di umidità presente all'interno del nido: sono infatti presenti solo nelle camere inferiori. Nonostante la cattiva qualità, nella foto si intuisce che nella camera inferiore, dall'umidità più elevata, sono ospitate le uova e le larve più giovani, e si scorge anche (al centro) una pupa in procinto di nascere; mentre nella camera superiore, dal clima più secco, sono ammassate le pupe e le larve più mature. Quando la pupa diventa così matura che le pareti del sacco lasciano intravvedere il "nero" dell'insetto all'interno, essa viene trasportata nella camera inferiore, dove le altre operaie la aiuteranno a uscire dal sacco pupale. Evidentemente, la pupa matura viene trasportata nelle camere ad elevata umidità per facilitare il processo di uscita dal sacco pupale.
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Dimenticavo: il coperchio è stato cosparso con olio minerale, (in alcune foto se ne intuisce la presenza) che è un ottimo anti-fuga. Tuttavia durante il letargo invernale ricoprirò comunque l'apertura con una fitta rete metallica, non tanto per impedire alle formiche di uscire (per quello, l'olio anti-fuga è già sufficiente) ma piuttosto per impedire a eventuali predatori di entrare!
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Rieccomi con gli aggiornamenti promessi. Una delle mie due colonie è stata regalata ad un appassionato mirmecofilo di provata fiducia, quindi mi è rimasta una sola colonia di Camponotus vagus. La mia regina e tutte le sue figlie sono in ottima salute: al momento sono poco più di 40 e sono già nate due operaie major, cosa abbastanza inconsueta già al primo anno. Molto probabilmente ciò è dovuto alle particolari attenzioni che sto loro dedicando, alimentandole assiduamente e con grande varietà. Oltre a miele, camole, drosofile, grilli, falene, frutta matura e gelatine per coleotteri, sto sperimentando con successo la "dieta bhaktar" la cui ricetta potete trovare qui: http://www.formicarium.it/index.php/cura-della-colonia/77-la-dieta-bhatkar Il nido che sto costruendo in y-tong sta diventando molto grande e molto, diciamo, "decorativo", visto che dovrà essere esposto al pubblico dando l'illusione di ricreare un'ambientazione naturale (terra, corteccia, muschio, etc.). Sto fotografando le varie fasi di lavorazione quindi potete contare sul fatto che quando sarà ultimato ne documenterò la realizzazione passo per passo. L'unico "problema" è l'eccessiva grandezza del nido: sarà sicuramente adatto a ospitare le formiche durante l'esplosione demografica che vivranno al risveglio dal letargo nella primavera 2011, ma non mi sembra adeguato come nido per il riposo invernale. Ecco perchè abbiamo messo mano al portafogli e abbiamo comprato un paio di nidi in pietra ricostituita dal sito francese fourmis.fr, modello "Biorama". La spesa è stata giustificata dalla riutilizzabilità del nido, che ci consentirà di poterci ospitare in futuro anche altre colonie di formiche, oltre alla necessità di acquistare diverse altre attrezzature risparmiando così sulle (esosissime) spese di spedizione. Il comitato scientifico dell'Oasi sta infatti realizzando una "aula didattica mirmecologica" nella quale saranno esposti MOLTISSIMI generi di formiche nostrane: il progetto molto probabilmente partirà la primavera prossima e naturalmente quando sarà il momento vi informerò per invitarvi a visitarci. Tornando alle "mie" Camponotus, ecco come si presenta normalmente il loro nido: i fogli di carta copiativa impediscono alla luce di penetrare nel nido, facendo sentire le formiche più al sicuro. Quando rimuovo il foglio per osservarle, immediatamente si innervosiscono... Veduta laterale con le altre camere del nido bloccate da batuffoli di cotone: Altra veduta laterale, oltre alle camere abitate si osserva l'altra camera bloccata e il tubo per le future espansioni; si osserva anche il serbatoio inferiore di acqua che fornisce un ottimo gradiente di umidità al nido: Ed ecco l'ultima foto in cui si possono osservare le C. vagus riposare nelle loro camere: Continuerò a tenervi aggiornati, e spero di poter postare anche qualche video prima o poi, perchè alcuni avvenimenti come ad esempio la deposizione di un uovo o la nascita di una major sono davvero molto affascinanti da osservare. A presto!
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Tarantola senza arte nè parte... poverina...
Diana ha risposto a marza nella discussione MIGALI - Conoscenza e Allevamento
Io allevo una Grammostola rosea dal 2003 (e la allevo tuttora) e dal 2003 al 2008 ho allevato due Aphonopelma, e da quella foto la prima cosa che mi è sembrata è stata Aphonopelma.... però concordo con i vostri dubbi e soprattutto Matteo ha ragione quando dice che, statisticamente, è molto più probabile che sia Grammostola rispetto ad Aphonopelma. -
Tarantola senza arte nè parte... poverina...
Diana ha risposto a marza nella discussione MIGALI - Conoscenza e Allevamento
Quello che mi ha pensare a Aphonopelma è la caratteristica forma allungata del cefalotorace, oltre alle proporzioni generali del ragno. Io ho allevato A. seemanni e A. bicoloratum, alquanto differenti fra loro come colorazione ma del tutto identiche come "stampo"... -
Tarantola senza arte nè parte... poverina...
Diana ha risposto a marza nella discussione MIGALI - Conoscenza e Allevamento
Non sono un'esperta di identificazioni di Terafosidi, ma dopo aver allevato due esemplari di Aphonopelma per diversi anni, mi sento di poter dire che anche quel ragno appartiene al genere Aphonopelma. http://forum.aracnofilia.org/index.php?showtopic=364 --->Qui la scheda di allevamento. In breve: Quindi la teca deve essere dotata di uno SPESSO strato di terra (o ancora meglio, la TORBA acida non concimata che vendono ai garden center, ph 3-4), personalmente sconsiglio i pezzi di corteccia di pino miscelati al substrato. Lo strato di terra/torba deve essere mantenuto umido, ma non grondante. Si consiglia l'uso dello spruzzino per umidificare omogeneamente (evitare però di spruzzare acqua addosso all'animale). Le dimensioni della teca non devono per forza essere esagerate. Questi ragni, anche in natura, preferiscono non spostarsi troppo dalla loro tana. Il ragno deve essere alimentato con grilli, cavallette e camole (vivi), la frequenza dei pasti dipende molto dalla temperatura: a 30 °C deve essere alimentato tutti i giorni, a temperature più basse anche solo due volte alla settimana. Questi ragni a volte digiunano anche per diverse settimane. Inoltre, iniziano a digiunare anche prima di effettuare la muta. E' importante riconoscere i segni di una muta incipiente: il ragno smette di mangiare e inizia a tessere una specie di "tappetino" di tela. Durante la muta il ragno si capovolge, si mette a pancia in su, e a un occhio inesperto può sembrare morto o in difficoltà. Non bisogna assolutamente disturbare il ragno durante la muta! A muta ultimata, bisogna lasciare il ragno in pace, e non offrirgli cibo per almeno 3-4 giorni. (anche una intera settimana per gli esemplari più grandi) Durante la muta è fondamentale che ci sia un sufficiente tasso d'umidità. Mutare in ambienti secchi può essergli fatale. Sto scrivendo queste cose sulla muta soprattutto perchè i colori spenti e l'inizio di spelamento dell'addome mi fanno sospettare che quel ragno possa dover mutare presto. -
Le gelatine per coleotteri sono abbastanza gradite, ma mai quanto una mezza camola: Le nuove nascite stanno rendendo le provette sempre più affollate. Le foto degli allevamenti commerciali di formiche ritraggono provette totalmente nere di formiche, con fino a 100 esemplari all'interno; è anche possibile far svernare una colonia in provetta. Io invece spero di riuscire a terminare al più presto i nuovi nidi perchè non mi piace vederle costrette in così poco spazio, e vorrei che si ambientassero nei nuovi nidi entro la fine dell'estate. L'obiettivo per il futuro è riuscire ad avere una colonia di più di mille individui, in cui tutte le caste siano rappresentate, ospitata in un grande nido il più possibile naturale (legno e/o terriccio); ma per adesso, viste le esigue dimensioni della colonia, credo che sia più appropriato utilizzare un nido provvisorio di accrescimento. Una cosa che ho imparato dalle varie storie di allevamenti pubblicate sui forum tedeschi e olandesi è questa: piccola colonia in grande nido = nicht gut, niet goed... non bene. E' molto meno rischioso procedere per gradi, e anno dopo anno fornire alla colonia nidi proporzionati alle sue effettive esigenze. Primo tentativo di intaglio del gasbeton, effettuato con un cacciavite: Il materiale è molto friabile (fin troppo) e per riuscire a lavorarlo senza romperlo bisogna stare molto attenti; per fortuna costa davvero poco, quindi in caso di errori si può sempre buttare via il mattone e ricominciare l'intaglio su di un altro (cosa che credo farò) L'ytong (detto anche gasbeton) è il materiale più usato nei nidi artificiali: nell'impasto di questo tipo di mattone la presenza di numerosissimi alveoli consente all'umidità di filtrare ed espandersi. A differenza del gesso, un tasso di umidità costante non lo degrada, inoltre è anche meno soggetto a muffe. Nei prossimi giorni proseguirò con la costruzione dei nuovi nidi. Vi terrò aggiornati...
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Siamo sicuri che siano Polistes e non Sceliphron? I comportamenti che descrive, e anche le "piccole cellette dietro ai libri" mi sembrano molto più da Sceliphron. Gabriele, guarda qui: http://www.google.it/images?um=1&hl=it...q=&gs_rfai= sono queste le tue vespe?
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Si Carlo, e devo dire che mi sento di sconsigliare Camponotus a qualsiasi persona che non sia dotata di una pazienza olimpica. Come ho detto, sono state catturate ancora dotate di ali. Io speravo con tutto il cuore che se le strappassero, perchè solo le regine effettivamente fecondate lo fanno: le altre si lasciano morire. Una delle mie C. vagus si è strappata le ali durante la notte successiva alla cattura, l'altra un paio di giorni dopo. Dopo aver verificato che fossero fecondate, le ho abbandonate a loro stesse per tre settimane, in un posto buio e totalmente indisturbato: alla fine di questo periodo avevano entrambe deposto 4-5 uova. A questo punto le ho di nuovo "dimenticate" in fondo a un cassetto per un altro mesetto. Quando ho offerto loro il batuffolo di acqua e miele, erano al 55esimo giorno dalla cattura e avevano una decina di uova, 3-5 larve e 3-4 pupe in procinto di nascere. La prima operaia è nata il 56esimo giorno. Da uovo a imago il periodo minimo (a 30 °C) è 40 giorni. Camponotus è una specie caratterizzata da uno sviluppo iniziale abbastanza lento: oltre a deporre poche uova (Tetramorium nei primi 55 giorni deporrà almeno 100 uova) è anche abbastanza delicata. Le regine smettono di deporre al minimo disturbo, anche per diversi giorni; e le prime operaie sono molto timide. Inoltre, Camponotus è un genere di formiche che (con pochissime eccezioni) si ritrova sprovvisto della ghiandola metapleurale. Questa ghiandola secerne sostanze che aiutano le formiche a combattere muffe e batteri, sempre in agguato nei loro nidi: allevare Camponotus significa doversi impegnare il doppio per evitare proliferazioni indesiderate. Mentre con generi come Tetramorium, Lasius o Pheidole si osserva uno sviluppo molto più rapido e entro pochi mesi si può già arrivare ad avere un "vero e proprio" formicaio, per ottenere una colonia ben avviata di Camponotus serve almeno un intero anno con un riposo invernale in mezzo. Nel secondo anno, se tutto è andato bene si verrà finalmente ricompensati, con le prime nascite di operaie major (1,2 cm di lunghezza) e possenti soldati.
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Continuerò a tenervi aggiornati. Intanto a chi volesse provare ad allevare formiche consiglio di tenere gli occhi aperti: si trovano ancora parecchie regine alate in giro! Una regina di Camponotus vagus comprata nei negozi online costa 25 euro + spese di spedizione; una passeggiata in un prato incolto è totalmente gratis
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Visto che ultimamente se ne parla abbastanza, volevo condividere con voi le mie ultime esperienze con le formiche. Agli interessati segnalo che, anche se in questa discussione sono presenti gli aggiornamenti più importanti, potete trovare qui la storia completa della mia colonia, con altre foto, VIDEO (!!!), osservazioni e aggiornamenti più frequenti. Queste due regine di Camponotus vagus sono state catturate, ancora alate, agli inizi di aprile: Sono state subito poste in provette appositamente preparate con camera d'acqua, cotone e tappo bucato molto finemente, e lasciate indisturbate in un posto buio per tre settimane. Durante questo periodo, le regine si sono strappate le ali e hanno iniziato a deporre. Raggiunto un certo numero di uova, i loro addomi mi sono sembrati un po' troppo diminuiti; così ho inserito nella provetta un mini-batuffolo di cotone impregnato di acqua e miele, da cui si sono immediatamente alimentate riportando l'addome a dimensioni più rassicuranti. La nascita delle prime operaie è molto suggestiva da osservare, perchè include la partecipazione della regina. La regina aiuta l'insetto ad emergere dal sacco pupale usando le possenti mandibole con accortezza chirurgica, effettuando un taglio perfetto e infine cibandosi dei resti del sacco. Da quello che ho potuto osservare, una volta raggiunto un certo numero di operaie la regina inizia a disinteressarsi delle larve e delle pupe, dedicandosi solo a deporre e mangiare (soprattutto per trofallassi, quasi mai in maniera indipendente). Il lavoro nella "nursery" viene totalmente demandato alle operaie. Diventerà sempre più raro vedere una regina che sposta un uovo o che mangia da sola. Riguardo al cibo, ho offerto loro mosche, drosofile, camole, batuffoli con acqua e miele... in breve tempo l'acqua delle provette è diventata gialla e il cotone da bianco è diventato nero di muffa, a causa della loro abitudine di ammassare i residui dei pasti sul cotone. Per fortuna trasferire la colonia in una provetta pulita è semplicissimo: basta preparare una provetta identica alla prima e unirla all'altra con dello scotch. Se lasciate tranquille, entro qualche ora le formiche si trasferiscono da sole nella provetta pulita, portandosi dietro tutte le uova, larve e pupe. Per cercare di diminuire il problema muffe, ho iniziato ad alimentarle con le gelatine proteiche per coleotteri che sembrano gradire molto: (sono quei grumi bianchi a sinistra) Comunque non mi illudo che questa alimentazione possa sostituire del tutto le drosofile o le camole, che continuerò a somministrare anche se ad intervalli meno ravvicinati. Spero di riuscire a trasferire le colonie in nidi più spaziosi entro breve tempo, per farle adattare al nuovo nido prima del riposo invernale. Mi sono procurata il "calcestruzzo alveolare aerato autoclavato" detto anche "Y-Tong" oppure "GASBETON" e nei prossimi post documenterò la realizzazione di un nido con questo materiale. A presto!
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dani93, ma le regine sono in due contenitori diversi? Due regine nello stesso contenitore non vanno bene. Segnalo anche a te l'ottimo metodo della PROVETTA: http://freeforumzone.leonardo.it/discussio...spx?idd=8831522 I primi tempi, quando hai una regina che deve ancora deporre o con poche uova, la soluzione più pratica è utilizzare la provetta, specialmente per qualcuno che prova ad allevare formiche per la prima volta. riguardo al fatto che le regine non mangiano: è vero solo nei primissimi tempi. Le mie regine di Camponotus, dopo 55 giorni dalla cattura e dopo aver deposto decine di uova, si sono alimentate da sole (succhiando da batuffoli impregnati con miele e acqua). E quando sono nate le primissime operaie, ogni volta che offrivo loro del cibo, poco dopo osservavo la trofallassi, ovvero quella specie di "bacio" che le operaie danno alla regina trasferendole cibo direttamente in bocca. Quindi le regine mangiano, eccome, e ben prima di avere 100 operaie
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Ciao, anch'io allevo le Camponotus Non credo che sia una buona idea mettere una regina di Camponotus da sola in un terrario grande. Molto probabilmente i box che hai in futuro andranno benissimo, ma forse sarebbe bene farne a meno per ora e iniziarli a usare fra qualche mese oppure addirittura la prossima primavera, quando la colonia uscirà dal letargo invernale. Una regina smette di deporre in condizioni di forte stress: ovvio che dopo l'arrivo non deponga per un po', il viaggio per loro è una cosa allucinante visto che odiano tantissimo le vibrazioni e gli spostamenti. Tu dovresti cercare di fornirle un ambiente riparato, buio, umido e caldo e lasciarla il più possibile in pace; invece hai addirittura inserito individui estranei, e sappi che se quelle formiche sono morte il giorno dopo è perchè la regina le ha uccise una a una. Se vuoi che la regina riprenda a deporre (e se vuoi che sopravviva) devi assolutamente fare drastici cambiamenti. Ecco cosa farei al tuo posto: - rimuoverei la regina dai box e la posizionerei in una provetta preparata come descritto qui: http://freeforumzone.leonardo.it/discussio...spx?idd=8831522 - Dopodichè la metterei in posizione orizzontale in fondo a un cassetto e cercherei di SCORDARMI DELLA SUA ESISTENZA per minimo (minimo!) una settimana intera. E' vero che solitamente le regine non si alimentano fino alla nascita delle prime operaie, ma alla tua regina offrirei comunque una mezza camola o un mini-batuffolo di cotone impregnato di acqua e miele, visto tutto quello che ha passato potrebbe accettarlo. Ricordati di rimuoverlo entro il giorno dopo, altrimenti potrebbero svilupparsi muffe. Appena inizi ad avere 10-15 operaie prendi la provetta, la apri e la metti nei box, lasciando che siano le formiche a uscire, esplorare il nuovo ambiente etc. Con le nuove colonie ci vuole un po' di pazienza. E con le Camponotus in particolare ce ne vuole davvero tanta! Se cerchi risultati rapidi sono sicuramente meglio Pheidole o Tetramorium
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Un caro saluto a tutti da Matteo Grotto
Diana ha risposto a MatteoG nella discussione MONDO ARACNOFILO - "Noi"...attività, annunci, fiere, mostre, eventi
Quando sono arrivata qui, nel 2003, ero un'altra persona. Tante cose sono cambiate (e continueranno a cambiare) ma l'amore per gli artropodi rimarrà sempre; è qualcosa che mi avete regalato, che non passerà mai e non verrà mai dimenticato. Quando un ragno mi attraversa la strada non penso solo a identificarlo, sicuramente penso sempre un po' anche a tutti voi. Un caloroso e fiducioso applauso ai nuovi moderatori. Lidia, rileggerti mi ha fatto battere il cuore -
Parma (PR) - Uloborus walckenaerius
Diana ha risposto a Quessan nella discussione IDENTIFICAZIONI e SEGNALAZIONI
A Maggio i prati emiliani vengono invasi dai maschi di Philaeus chrysops... Prova a guardare queste foto e a vedere se ti ricordano il tuo avvistamento, anche se le zampe non sono proprio nere e le dimensioni sono inferiori a quelle riportate da te. http://www.lucianabartolini.net/pagina_sal..._chrysops_m.htm -
Non sono d'accordo con questo atteggiamento rinunciatario, non credo che sia mai davvero inutile far valere le proprie ragioni quando si è nel giusto, credo anzi che rinunciare a farlo possa essere, alla lunga, controproducente. Come ho già detto nel mio primo messaggio, penso che sarebbe auspicabile che l'Associazione Italiana di Aracnologia si muovesse per far correggere tali errori (quelle due foto a corredo dell'articolo sembrano davvero uno scherzo di cattivo gusto), visto che una richiesta di correzione da parte di una Associazione prestigiosa come Aracnofilia avrebbe molto più valore di una semplice comunicazione da parte di un privato cittadino. Comunque la mia è solo un'osservazione, un suggerimento al massimo, perchè naturalmente simili decisioni sono di esclusiva competenza del Consiglio dell'Associazione.
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che siano tutti velenosi è anche corretto: tutti i ragni sono velenosi con l'eccezione di una sola famiglia (Uloboridae). Ma c'è una bella differenza fra "velenoso" e "pericoloso"! Ad esempio, il comune Folcide che fa la tela nel garage di chiunque è velenoso? Si. Ma è pericoloso? Assolutamente NO! Quindi consoliamoci almeno del fatto che hanno scritto correttamente "tutti velenosi" e non "tutti pericolosi"... Invece la scelta delle foto che corredano l'articolo continua a sembrarmi molto inappropriata, se non addirittura deviante.
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Ho visto anch'io quell'articolo sul Corriere... Al ragazzo in questione sono stati sequestrati due crotali (!!), una vipera, due tartarughe azzannatrici, un varano e degli aracnidi... ma le foto che accompagnavano l'articolo erano solo di aracnidi e paradossalmente quali? un Hadogenes e una Grammostola. Fra tutte le foto del sequestro che potevano scegliere, hanno scelto i due animali meno pericolosi che c'erano! Questo perchè come al solito l'ignoranza riguardo agli aracnidi è sconfinata e si sfrutta sempre l'effetto sensazionalistico puntando sulle paure della gente con le foto di ragni "brutti e pelosi". Avete notato che Hadogenes è fotografato sopra a un palmo di mano? Altro che aracnide pericoloso allora, se lo tieni in mano! Ovviamente la foto sul palmo di mano è stata scelta per l'effetto sensazionalistico "guardate quanto è grande questo scorpione, è più grande del palmo di una mano"... Secondo me sarebbe bene che in casi del genere l'Associazione Italiana di Aracnologia mandasse un comunicato alle varie testate, segnalando che ad accompagnamento della notizia "sequestro di animali pericolosi" siano state scelte le foto di due animali innocui, producendo così un'informazione distorta. (Ci tengo a precisare che per quanto mi riguarda non metto assolutamente in dubbio la legittimità dell'operato del CFS ma solo la scelta delle foto che accompagnano la notizia.) Questo l'elenco degli animali sequestrati rilasciato dal Corpo Forestale: 1 Varanus exanthematicus 2 Crotalus atrox 1 Vipera aspis 2 Chelydra serpentina 10 tarantole 13 scorpioni I 6 aracnidi detenuti illegalmente sono 2 Androctonus, 1 Leiurus e 3 migali sprovviste di documentazione CITES. (penso Brachypelma ma non ne sono sicura) Questo sequestro è avvenuto in seguito a un servizio di Striscia la Notizia. Il servizio potete vederlo qui: http://www.striscialanotizia.mediaset.it/p...ntata_206.shtml (ultimo riquadro in basso, "animali pericolosi"). Ovviamente il ragazzo di Torino in questione è indifendibile... oltre agli animali illegalmente detenuti, mi hanno davvero indignato le sue parole "non posso fare a meno di tenere questi animali... è più forte di me", trasmettendo il messaggio (o quantomeno il sospetto) che tutti i terrariofili siano come lui, ovvero dei sociopatici che hanno bisogno di compensare le loro inadeguatezze attraverso la detenzione di animali esotici.
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Ragno nero molto grande non identificabile
Diana ha risposto a Giovanni Lovato nella discussione IDENTIFICAZIONI e SEGNALAZIONI
E' vero che di notte tutti i ragni sono neri... come anche è vero che spesso mente e occhio possono ingannare. Ma in Italia ragni grandi come un palmo di mano esistono eccome! Basti pensare al maschio adulto di Tegenaria parietina(http://digilander.libero.it/ilragnonero/te...na-male2006.jpg). Supporre che una Cteniza possa aggirarsi per le campagne vicentine è quasi fantascienza... molto più probabile un Nemesiidae (Nemesia sp. e altri) e anzi, se dovessi scommetterci punterei proprio sul Nemesiidae perchè, almeno nella mia esperienza, è il ragno attraversatore di strade di campagna per eccellenza. Ne ho incontrati di più sulle strade che sotto le pietre -
il ragazzo che ha uploadato il video è un appassionato di rettili: ecco spiegati i terrari. No, non sono sicura al 100% che sia un ragno finto, però il dubbio mi sembra giustificato, fra l'altro il ragno rimane immobile e fuori fuoco per tutto il tempo della ripresa e questo non facilita nè il riconoscimento nè la sospensione d'incredulità. Un minimo di fuoco in più avrebbe aiutato parecchio! Non si riesce a distinguere niente se non la vaga sagoma del ragno... Comunque, per rispondere alla tua domanda, se non è finto ecco le mie supposizioni. il ragazzo dice di averlo trovato sotto una pietra in California: la prima famiglia alla quale ho pensato è stata Ctenizidae, tuttavia al minuto 0:19 la forma dell'addome ricorda più quella di qualche grosso Theridiidae. Non me ne intendo di aracnofauna californiana quindi non mi azzardo ad andare oltre. Prova a fare qualche ricerchina e cerca di decidere se per te assomiglia più a un Ctenizidae, a un Theridiidae o a... uno di questi
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Forse non hai ancora capito che la presa in giro è proprio il video che hai segnalato tu, perchè quello è un ragno finto, di plastica.
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a me sembra solo un ragno finto.
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